Parrocchia di San Martino a Sesto F.no #1

Riflessioni di Edoardo in tempo di coronavirus

Questa pandemia è davvero terribile. Sta limitando e trasformando, tra le tante cose, una delle cose più preziose, basilari e istintive che abbiamo: i rapporti con gli altri. Trasformando la nostra natura di essere sociali, avevamo cominciato ormai da tempo un processo di profondo mutamento dei rapporti
interpersonali, sempre più mediati da internet e sempre meno diretti. Nella pandemia si stanno proprio salvando solo i rapporti telematici, per loro natura tendenzialmente selettivi, che portano a limitare il numero di persone coinvolte. L’incontro e l’apertura al compagno di strada sconosciuto viene di fatto impedita. Anzi, uscendo di strada gli altri sono dei potenziali trasmettitori di virus, quindi un pericolo da evitare.
I discepoli di Emmaus oggi richiederebbero probabilmente al compagno di viaggio di rimanere perlomeno a un paio di metri di distanza, chissà se il dialogo potrebbe iniziare……
Temo che la pandemia sarà molto lunga e avrà delle ricadute importanti sull’evoluzione dei nostri
comportamenti sociali, accelerando le tendenze all’isolamento già in corso. E all’emarginazione. È già adesso evidente l’allargarsi del divario tecnologico tra chi è in grado e si può permettere di usare internet e chi no. Divario che per le persone più deboli, in particolare per i bambini in età scolare, può risultare particolarmente grave. Ma anche per i cristiani praticanti. Poter seguire la messa della propria parrocchia in streaming, con i propri sacerdoti ed animata dai propri parrocchiani, è certamente più bello che ascoltarla alla televisione da sacerdoti sconosciuti. Fermo restando il valore sacramentale. Poter partecipare anche se in remoto alla Messa quotidiana della propria parrocchia è sicuramente una grande consolazione. A me ha anche dato la possibilità di ammirare più in dettaglio l’immagine del Cristo nella bella croce della mia parrocchia della Pieve di San Martino. Ho riconosciuto in Lui il volto sofferente dell’innocente che patisce per le colpe degli altri, ma soprattutto il capo chino nell’ubbidienza verso la volontà del Padre, che esprime l’atto di amore e di fiducia nella Sua promessa di resurrezione. Il Figlio dell’Uomo era sicuro che la promessa si sarebbe avverata, ma come uomo non l’aveva ancora sperimentata. E come ognuno di noi credenti è chiamato ad avere fede nella promessa di resurrezione fattaci dal nostro Signore Gesù, così anche l’uomo Gesù ha dovuto fidarsi della promessa del Padre. Personalmente la quarantena mi ha dato più tempo e anche voglia di approfondimento e meditazione. Ho particolarmente apprezzato la lettura delle omelie di Papa Francesco da Santa Marta. Le sue posizioni coraggiose contro il clericalismo, la raccomandazione a rimanere nel Signore attraverso lo Spirito Santo che è in noi, l’invito a prendere sul serio quel che è serio, a non perderci in cose di poco conto; a riscoprire che la vita non serve se non si serve.
E poi l’approfondimento sui Vangeli. Bella la collezioni di lezioni di Luca Mazzinghi sul Vangelo di Marco pubblicate su YouTube dal Vicariato di San Frediano, di Stefano Grossi su Giovanni e Matteo nel canale della pieve di San Martino. Non si finisce mai di imparare qualcosa dalla lettura dei Vangeli. Ma non è solo la gioia dell’apprendimento. Come il Viandante spiegava le scritture ai discepoli di Emmaus, per far loro capire quello che era successo a Gerusalemme, così la meditazione del Vangelo, con le sue parabole, iperboli e paradossi ci aiuta a leggere la vita e i segni dei tempi. Ci aiuta ad avere maggiore lucidità sul come conformare la nostra vita al messaggio cristiano nell’attualità. E credo proprio che il Vangelo ci chiami a rispondere a questa emergenza pandemica con una maggiore coerenza di vita personale, comunitaria e sociale, nei modi e con gli strumenti che sarà possibile utilizzare, senza pessimismo, senza isolarsi e rinunciare all’amore, ma assieme, con coraggio e misericordia.
Un caro augurio di Pace e Bene a tutti!
Edoardo